Un Museo Condiviso per la Collettività

IO, Futuro è il Museo Condiviso per la Collettività, nato nell’ambito del progetto “P.Arch Playground per Architetti di Comunità”, un progetto selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa.

Spesso, come dice Emmanuele Lo Giudice, uno degli Architetti progettisti: “Quando si pensa ad un museo, la prima cosa che ci viene in mente è un grande edificio suddiviso in sale espositive, ma questo è un innocente fraintendimento. Un museo non è un edificio, bensì uno spazio di relazione tra lo spettatore e le opere esposte mediante i suoi elementi allestitivi, ovvero teche, pannelli, pareti, ecc … Quest’ultime sono infatti quelle architetture che permettono di relazionarci con le opere esposte e non l’edificio, che è di contorno al sistema espositivo”.

È da queste premesse che prende vita il museo “Io, Futuro! – Un Museo Condiviso per la Collettività”, un progetto che mette insieme la creatività dei Bambini, veri protagonisti, e la Comunità Educante, e che prende forma grazie alla collaborazione dell’architetto Emmanuele Lo Giudice, insieme alle colleghe Floriana Orlandino e Rebecca Elena Munteanu, e il team di Farm Cultural Park composto da Alessandro Cacciato, Nadia Castronovo, Mariacristina Di Carlentini, Joseph El Semlali. Un gruppo di alto profilo che vede la coordinazione sapiente di Florinda Saieva – Direttrice di Farm Cultural Park.

L’iniziativa, ambisce a creare un luogo “con la comunità e per la comunità”, un sistema dove innovazione, arte e bellezza siano a servizio di chi vive e anima un determinato territorio.

Questa complessa interazione di energie ha portato all’elaborazione di una progettazione suddivisa in varie fasi; le attività di community engagement hanno coinvolto in una prima fase i genitori e in seguito gli alunni della I.C. Falcone|Borsellino di Favara [Agrigento], e le associazioni del territorio, che hanno partecipato attivamente a tutte le operazioni di ricerca e di realizzazione.

Il prodotto finale è quindi una rappresentazione dello sguardo dei giovani studenti delle classi coinvolte  verso il proprio futuro. L’installazione di uno spazio sempre attivo e aggiornato sul racconto congiunto di genitori e alunni, aprendo la scuola al quartiere e trasformandola in uno straordinario veicolo di comunicazione.

Suddivisione delle sei fasi del progetto

  1. Esplorazione del quartiere

Esplorazione nel quartiere di via Olanda, Favara, dove è collocato l’istituto scolastico Falcone/Borsellino.

Il quartiere è un agglomerato urbano sviluppatosi velocemente dalla fine degli anni 70 e 80, composto principalmente da edifici incompleti, generando quel paesaggio tipico delle periferie dell’Italia meridionale. Gli ambienti poco ospitali non garantiscono gli spazi per la fruizione del tempo libero dei residenti di ogni età, data la mancanza di aree verdi ed essendo altamente trafficata – principalmente da autovetture – nelle ore mattutine e del pomeriggio. La scuola diviene dunque il fulcro della progettazione, poiché dispone di un piccolo polmone verde, luogo ideale dove poter realizzare le attività previste dal progetto.

  1. Community Engagment

Una volta individuato la location, si è provveduto a condividere gli spunti progettuali con i genitori degli alunni delle classi 1C e 2D e con le associazioni del territorio. Per non influenzare le decisioni, sono state indicate delle linee generiche d’intervento in modo tale da poter ispirare e stimolare le idee dei soggetti coinvolti. Si sono raccolte delle informazioni dei residenti storici del posto che sono state utili per ripensarli in chiave innovativa.

Workshop

I progettisti hanno evidenziato l’esigenza di proiettare i genitori e le associazioni verso le professioni del futuro, ovvero verso quelle skill che oggi sono indispensabili per i giovani nell’affrontare al meglio le sfide di un mondo ormai immerso nell’accelerazione tecnologica. I giovani studenti coinvolti nel nostro progetto, con ogni buona probabilità entreranno nel mondo del lavoro intorno al 2030/2040 dove tutto quello che oggi conosciamo avrà subito una rapida e profonda trasformazione in chiave digitale. Per facilitare i processi comunicativi e superare il gap tecnologico è stata utilizzata la metodologia del learning by doing, già sperimentate in altri contesti con grande successo nell’ambito delle attività didattiche di Farm Cultural Park.

A coadiuvare lo staff progettuale nelle attività didattiche sono stati gli specialisti del FabLab Comunale |G55 di Partanna [Trapani].

Le due sessioni di lavoro – svolte nell’arco di una mattinata – sono state strutturate nel seguente modo:

  • Lezione frontale dedicata alla consapevolezza del progresso tecnologico che oggi permea i settori economici, sociali, politici ed imprenditoriali;
  • Attività pratica dedicata alla comprensione dei rudimenti del coding e dell’impresa 4.0

Abbiamo ritenuto fondamentale la presenza dei genitori, perché la comprensione di alcune dinamiche può essere fondamentale nell’orientare i propri figli nella scelta degli indirizzi scolastici futuri o comprendere alcune scelte a volte incomprensibili per i genitori, nonché ad accentuare le riflessioni necessarie a generare i contenuti del nostro progetto.

  1. Incontro con i genitori on line restituzione

Dopo alcune settimane è stata organizzata una video conferenza di restituzione per poter raccogliere le riflessioni scaturite dall’esperienza vissuta dai genitori, in modo tale da fornire al team di progettazione alcuni elementi da poter utilizzare nella fase di realizzazione del manufatto.

  1. Fase progettuale Cappidduzze di Emmanuele Lo Giudice, in collaborazione con Floriana Orlandino e Rebecca Elena Munteanu.

Grazie agli elementi raccolti in tutte le fasi del progetto si è arrivati all’idea vera e propria. Nasce in questo modo il primo concept di Cappidduzze.

Le Cappidduzze – sale espositive di un museo spontaneo.

Le Edicole votive sono una presenza costante in tutte le città e paesi italiani, molto diffuse anche in Sicilia e a Favara, chiamate in dialetto Cappidduzze o Madunuzze. Da sempre questi piccoli spazi caratterizzano le stradine dei nostri centri storici, rappresentando uno degli strumenti di maggiore testimonianza delle tradizioni popolari e culturali della nostra terra, con un patrimonio iconografico unico nel loro genere. Le edicole sono essenzialmente delle strutture architettoniche relativamente semplici, di piccole dimensioni, con la funzione pratica di ospitare e proteggere l’elemento che vi è collocato. Per le proprie caratteristiche rappresentano quindi delle vere e proprie microarchitetture spontanee, piccoli spazi espositivi al cui interno possiamo trovare soprattutto delle immagini e raramente anche delle piccole statue, entrambe quasi sempre a tema religioso. Dei “micro musei” di relazione sparse, il cui processo di formazione ha origine all’interno di operazioni partecipate da parte della comunità dei fedeli, per esprimersi secondo forme e modi propri. Le caratteristiche spaziali delle Cappidduzze, permettono facilmente di esporre qualsiasi di tipo di tematica, oltre quella religiosa per trasformale in veri e propri spazi espositivi, dei micro musei partecipati e condivisi dalla comunità.

In questa nostra proposta si è scelto di reinterpretare il linguaggio spaziale e popolare di queste architetture, per trasformarle in un nuovo “museo di quartiere” dove verranno esposti vari disegni realizzati dai bambini della scuola adiacente. Si è scelto di proporre una sequenza di queste “sale” espositive, in modo tale che il loro susseguirsi, dia vita alla costruzione di un nuovo paesaggio urbano con cui si relazionerà lo spazio circostante, stimolando il valore aggregante per gli abitanti delle case vicine, di cui si fa portavoce il progetto. Questo nuovo museo vedrà protagonisti come artisti i bambini, che avranno modo di raccontare il loro mondo di vedere il futuro della città di Favara, in una sorta di laboratorio a cielo aperto per aprire la strada a nuove visioni poetiche per il centro urbano siciliano.

Dettagli del progetto

L’intervento sarà diviso in due parti. La prima parte sarà costituita da 10 pannelli sul lato del giardino; la seconda parte da 16 pannelli sul lato degli edifici scolastici.

“Cappidduzze” dettagli tecnici

Ogni “Capidduzza” è stata realizzata con un pannello in legno multistrato marino 200×100 cm, con uno spessore di 0,99 cm opportunamente tagliato e sagomato secondo le misure del progetto. Questo tipo di legno è altamente performante per gli esterni e molto resistente alle intemperie. I vari pannelli sono stati trattati con vernici ad acqua per esterni di vari colori, che garantiranno una maggiore durata del materiale. I colori delle vernici sono stati scelti insieme agli alunni della scuola. Ogni pannello è opportunamente agganciato alla cancellata poste ad altezze diverse, attaccati ai pannelli tramite delle viti autofilettanti a gambo sottile.

I pannelli in legno si alternano tra loro tramite dei pannelli in policarbonato color giallo, spessore 4mm, altezza 150 cm, larghezza variabile. Questi pannelli trasparenti colorati danno vita ad un nuovo rapporto con strada ed il marciapiede, aprendo visioni e prospettive verso il giardino retrostante prima inaspettate. La cancellata, continua quindi ad essere visibile, tra una “Cappidduzza” e l’altra, ma filtrata dai suddetti pannelli gialli. Questi pannelli, posti tra i gli elementi in legno e la cancellata, sono opportunamente agganciati alle “Cappedduzze”, tramite delle viti autofilettanti a gambo sottile, garantendo in tal modo la loro stabilità e sicurezza.

Il progetto prevede infine dei piccoli pannelli espositivi, delle piccole “cornici” all’interno delle quali sono state inserite delle immagini disegnate dai bambini.

  1. Incontro a scuola con i bambini

L’ultima fase di coinvolgimentoè stata realizzata con gli studenti per generare i contenuti da inserire nelle cornici presenti nelle Cappedduzze. Per prendere consapevolezza dell’ambiente oggetto del progetto gli studenti sono stati chiamati a lavorare attraverso una versione semplificata dell’evidence plan.

Si tratta di uno schema suddiviso in quattro sezioni che aveva come scopo quella di attivare una visione critica dell’area ove sorge la scuola:

  • Limiti;
  • Opportunità Innovative;
  • Migliorare
  • Riusare

Gli studenti hanno interagito in modo ordinato scrivendo le proprie intuizioni su dei post-it che sono stati affissi in ogni sezione dello schema per essere poi sintetizzati grazie all’ausilio dello staff progettuale.

Per stimolare la fantasia dei ragazzi sono state poste delle domande:

  • Di quale invenzione avrebbe bisogno il mondo?
  • Cosa faresti con una macchina del tempo?
  • Come funzionerebbe il tempo se non fosse stato inventato il denaro?
  • Se tu avessi una bacchetta magica, quali desideri esprimeresti?

Grazie alle straordinarie risposte generate dagli alunni, sono state trovate diverse chiavi di lettura del loro futuro ed è stato chiesto di rappresentarle attraverso dei disegni. Una parte di essi sono stati inseriti nelle Cappedduzze mentre tutta la collezione è presente in questo sito.

Realizzazione Cappedduzze

La fase di produzione delle Cappedduzze è stata coordinata dall’architetto Emmanuele Lo Giudice in collaborazione con il team di Farm Cultural Park e realizzata all’interno della struttura di Farm, dove sono state eseguite tutte le fasi di lavorazione e di montaggio degli elementi che sono stati successivamente allestiti in loco, ovvero sulla cancellata dell’ I.C. Falcone | Borsellino, lato esterno sulla via Olanda a Favara.

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